I MILIONI PER LA PUBBLICITA’ DI TOSCANI FINITI NELLE MANI DI GIOVANNI CONSORTE
da “La Provincia cosentina”
L’agenzia Rpn, che ha come socio l’ex manager, ha fatto la parte del leone. Sei milioni e trecentomila euro, un capitale immenso, speso per una campagna che doveva rilanciare l’immagine dei calabresi nel mondo, ma l’ha solo affossata.
Soldi finiti in gran parte sui giornali nazionali e nelle principali italiane, con la gestione della comunicazione e della mediazione gestionale affidata ad una grande società di Roma, la Rpn Porelli (in effetti la denominazione esatta dell’azienda è RPN Report Porter Novelli, www.rpn.it, nota della Rete per la Calabria), di cui risulta socio, con il 30% del capitale, niente poco di meno che il sig. Unipol, Giovanni Consorte, l’ex manager del grande gruppo assicurativo della lega delle cooperative indicato dagli inquirenti come il cassiere del disciolto partito dei diesse.
Un particolare inquietante giunge leggendo la cartografia societaria di Rpn Porelli, la società a cui la Regione ha affidato gran parte delle risorse utilizzate per la campagna choc che prevedeva frasi ossimoriche sulle t-shirt dei calabresi e che, in realtà, ha fatto discuter solo per una settimana.
Nessun effetto prolungato sui media nazionali, nonostante la presenza del fotografo diventato famoso per le campagne promozionali di Benetton.
A Toscani sarebbero andati appena 130 mila euro, una cifra irrisoria rispetto al monte denaro utilizzato sul quale sarebbe lecito chiedere un dettagliato rapporto dei costi ai signori che imposero la piattaforma comunicativa con al centro Toscani. Non si sa se la società Rpn abbia vinto una gara, ma è certo che qualora la gara ci fosse stata si è svolta di gran fretta e senza le necessarie prerogative europee .
Sembra che gli sponsor principali dell’operazione che ha condotto la società di Consorte in Calabria siano l’attuale capogruppo del partito democratico Nicola Adamo ( all’epoca dei fatti assessore regionale al turismo ) ed il Presidente del Consiglio regionale della Calabria, Giuseppe Bova.
Un tandem che funzionava bene , allora, e che guidava le sorti della politica regionale di competenza del partito diessino. Per Bova non si tratta di un’esperienza da neofita: già ai tempi della giunta Meduri, quando era vice Presidente della Giunta, sponsorizzò una manifestazione a Reggio Calabria (Giochi senza Frontiere) spendendo diverse centinaia di milioni di lire.
CHI E’ GIOVANNI CONSORTE
Giovanni Consorte è un personaggio particolare, la metafora del manager d’area che incamera soldi e su cui ci si può sempre fidare. Un personaggio, comunque, inquietante, tuttora alle prese con i risvolti giudiziari delle azioni insider trading che portarono a sventare il piano di acquisizione della Banca Nazionale del Lavoro da parte della compagni assicurativa post comunista. Dodici miliardi delle vecchie lire, prese dalle tasche dei calabresi, sono stati spesi senza che vi sia stato un tornaconto positivo per la Calabria. Con la stessa cifra, la Regione avrebbe potuto sponsorizzare le sue bellezze sulle grandi reti per tutta la scorsa estate, quando qualcuno parlava impunemente di otto milioni di turisti in arrivo. Alla fine ci fu un crollo senza precedenti. L’ennesimo, per la Calabria.
P.C.
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SCHEDA: GIOVANNI CONSORTE DESCRITTO NEL SITO INTERNET DEL PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO (IL CHE E’ TUTTO DIRE…) – http://www.pmli.it/chieconsorte.htm
Chi è Giovanni Consorte: il “capitano coraggioso” di Fassino e D’Alema tra i “furbetti del quartierino”.
Una “brillante” carriera da perfetto manager d’assalto iniziata nella grande industria di Ferruzzi e Gardini e poi consolidata nel mondo delle Cooperative all’ombra del suo nume tutelare politico: il rinnegato Massimo D’Alema e del suo “tifoso” più accanito: Piero Fassino.
Questo è in estrema sintesi il biglietto da visita dell’ex presidente di Unipol Giovanni Consorte che tra i “furbetti del quartierino” finiti in galera o nel registro degli indagati delle procure di Milano, Roma e Perugia per lo scandalo della tangentopoli bancaria detiene attualmente il record del maggior numero di reati contestati.
La carriera di Consorte, che nasce a Chieti il 16 aprile 1948, inizia nel novembre ’73 in Montedison, dopo la laurea in ingegneria chimica conseguita nel 1972 all’Università di Bologna.
Fino all’aprile 1975 in Montedison Consorte si occupa di analisi e budget degli investimenti.
A partire dal 1976 passa alla Lega delle Cooperative dove, fino al 1978 ricopre il ruolo di responsabile di un piano per la ristrutturazione e gestione dei processi di cambiamento di grandi cooperative. Dal 1979 viene assunto come Dirigente in Unipol Assicurazioni ricoprendo vari incarichi manageriali (Direttore Programmazione, Organizzazione, Controllo, Partecipazioni, Amministrazione, Finanza, Immobiliare). Poi, nel luglio 1996, diventa presidente e amministratore delegato dell’istituto di assicurazioni della Lega delle Coop e accentra nelle sue mani il controllo di tutta la galassia Unipol grazie a un’architettura societaria così arzigogolata e autoreferenziale, piena di scatole cinesi e partecipazioni incrociate, da far invidia perfino alle strutture delle holding berlusconiane.
Dal novembre ’91 al giugno ’96 cura la ristrutturazione prima finanziaria e poi societaria della finanziaria di controllo del Gruppo Unipol, oggi Finsoe.
Dal ’96 al ’99 cura il lancio e la gestione di Unisalute, compagnia di Assistenza Sanitaria Integrativa.
A partire dal dicembre ’98 cura la ristrutturazione di Banec e successivamente il lancio di Unipol Banca contribuendo alla elaborazione delle strategie di sviluppo ed occupandosi delle politiche gestionali della Banca.
Dal ’97 cura quale presidente e ad di Finec (oggi Unipol Merchant Banca per le Imprese) la ristrutturazione di numerose cooperative e medie imprese operanti nel settore industriale e delle costruzioni, trasformandola nel 2003 in una Merchant di mercato ed oggi in una Banca di medio termine.
Ma il suo grande sogno è la costruzione del primo polo bancario-assicurativo nazionale con al centro la scalata alla Bnl.
Un progetto che, prima di finire sotto i riflettori della procura di Roma, lo porta a “sporcarsi le mani” e a incrociare la sua sorte con quella dei “furbetti del quartierino” fra cui spiccano il finanziere d’assalto Emilio Gnutti, l’immobiliarista Stefano Ricucci, e, soprattutto, il banchiere democristiano, leghista pupillo di Fazio, Gianpiero Fiorani che, per conto di altre cordate e col benestare di Fazio, sono impegnati in altre due importanti scalate: Antonveneta e Corriere della Sera.
L’assalto alla Bnl arriva al culmine di una lunga serie di scalate a dir poco torbide operate da Consorte nel mondo della finanza. Prime fra tutte la quota azionaria in Hopa che Consorte detiene fin dall’inizio della scalata di Roberto Colaninno a Telecom Italia. Una partecipazione che gli frutta oltre che una ricca plusvalenza, anche un sodale patto di collaborazione con Gnutti.
Frequentazioni e affari che ben presto portano Consorte e Gnutti ad avere i primi guai giudiziari. È la Procura di Milano, infatti, ad indagare entrambi per insider trading su un bond Unipol. E un’altra indagine li coinvolge per la vendita di titoli Olivetti da parte dell’Unipol alla Bell a un prezzo più alto di quello che in quel momento era sul mercato.
Ciononostante Consorte, incoraggiato e protetto dai suoi grandi “tifosi” D’Alema e Fassino tira dritto per la sua strada. La sua irrefrenabile “passione” per gli investimenti e le scalate finanziarie è talmente forte e spregiudicata che lo spinge a entrare anche nel capitale di Antonveneta e partecipare attivamente, al fianco di Gianpiero Fiorani e dei “concertisti”, alla scalata di Antonveneta acquisendo ulteriori azioni oltre a quelle già possedute, sino a raggiungere il 3,4-3,5%.
Prima di finire nella polvere della tangentopoli bancaria, i rapporti con l’allora Bpl hanno portato infatti all’accordo di bancassurance con Reti Bancarie Holding (gruppo Bipielle) gestito con la società Aurora.
Dalla madre di tutte le opa lanciata da Gnutti su Telecom, fino agli odierni arrembaggi a Bnl, Antonveneta e Corriere della Sera, Consorte, come dimostrano le inchieste giudiziarie di questi giorni, è al centro di un losco patto d’affari con Fiorani, Gnutti e i palazzinari romani, con cui fa cordata in molte operazioni benedette dal governatore Fazio.
Dagli spalti di Montecitorio e dagli scranni di moltissimi Consigli regionali, provinciali e comunali D’Alema, Fassino e tutta la rete degli amministratori locali Ds (necessari, per esempio, per stipulare grandi contratti pubblici con Unipol, o per concedere licenze edilizie a una Coop in grande espansione) fanno il tifo per lui. Tra i tanti spicca Pierluigi Bersani, ministro dell’industria all’epoca della scalata Telecom da parte dei “capitani coraggiosi”.
Allora nell’operazione fu coinvolto anche il Monte dei Paschi di Siena, che pochi anni prima, nel 1996, era stato convinto da un suo consigliere d’amministrazione (Silvano Andriani, molto legato a D’Alema) ad acquistare una partecipazione in Mediaset decisiva per il successo del collocamento in Borsa della holding televisiva di Berlusconi.
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COMUNICAZIONE INVIATA AL QUOTIDIANO “LA PROVINCIA COSENTINA” DA GIOVANNI PECORA
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Paolo Pollichieni
Vice President, Responsabile Report Porter Novelli Roma
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